Parlare della realtà giovanile di oggi è come utilizzare una bussola, ma pronti a cambiare direzione, sapersi Re-inventare, guardare il cielo con le sue stelle, magari lasciandosi illuminare nel buio della notte, per continuare a camminare lungo il sentiero. Noi adulti dobbiamo essere capaci di scrutare e cercare qual è la “Stella Polare” che ci orienta, ci illumina, verso “i giovani di questo tempo” così da montare la “Tenda” per condividere e ascoltare i loro racconti di vita.
La mia esperienza mi insegna che i giovani sono quelli che concretamente si incontrano nel contesto di una relazione personale. Ciascuno con la sua storia e le sue caratteristiche. Oggi il panorama sociale e culturale non aiuta i giovani a realizzarsi ed essere protagonisti, perché non si sentono ascoltati e compresi da noi adulti.
I progressi della post-modernità fanno si che tutto sembri possibile e allo stesso tempo tutto sia precario e fragile. Il ritmo della vita corre veloce e chiede di stare in più contesti e su più fronti contemporaneamente; questo porta ad una maggiore frammentarietà e superficialità. Per dirla con il filosofo Umberto Galimberti siamo alle prese con un “ospite inquietante”: il Nichilismo, cioè la perdita e l’assenza dei valori e dei principi, per cui non si avverte più Dio, ma soprattutto non si avverte la mancanza di Dio! I giovani di oggi “abitano” in questo grande scenario culturale complesso e multiforme dove hanno la grande capacità di adattamento, di accogliere la precarietà, non solo come limite, ma anche come opportunità per mettersi in gioco con creatività. In questo periodo sto incontrando tutte le realtà giovanili del nostro territorio diocesano e percepisco la difficoltà nel coinvolgere e rendere partecipi i giovani nelle nostre comunità cristiane. Penso che non sono i giovani che si sono allontanati dalla Chiesa, ma è la Chiesa che non ha del tutto mantenuto fede alle promesse, non riuscendo di fatto a rimanere a passo con i cambiamenti e con le nuove sfide che rapidamente si sono susseguite… È mancata quella comunità in grado di riflettere in modo luminoso e credibile il volto di Cristo.
“Non Basta seminare per avere la garanzia del raccolto. Occorre anche coltivare con cura, innaffiare, concimare e proteggere dalle insidie” (R.Bichi e P.Bignardi, Dio a modo mio. Giovani e fede in Italia).
Oggi i giovani, desiderano una Chiesa che sappia “sporcarsi le mani”, che si sappia mettere in discussione, ascoltare e rendersi prossima. Essi sono il futuro della nostra Chiesa, sono una parte “bella e viva” e vanno sostenuti nei loro sogni, attese, speranze, nei loro progetti. Ecco perché quest’anno, come servizio diocesano di pastorale giovanile abbiamo pensato di fermarci per Ascoltare, Conoscere e Progettare insieme un percorso comune. I tre cantieri: della Speranza, dell’Idee e della Rete che abbiamo realizzato e condividiamo con i gruppi giovanili della nostra diocesi, ci aiutano proprio a progettare e sostenere, per dire a ciascuno: io credo in te e credo con te al tuo sogno, alle capacità, all’intelligenza che hai per realizzare il tuo progetto di vita con Dio. I giovani chiedono e hanno bisogno di un Gesù da vivere, non solo a parole ma con i fatti. Accettiamo allora la sfida, raccogliendo la proposta di Papa Francesco del prossimo Sinodo 2018 “I giovani la fede e il discernimento vocazionale”. Possa essere per tutti noi una nuova “Bussola” che ci orienta con i “giovani di questo tempo” in una strada di speranza e di fiducia.
Don Giuseppe Inglese
Responsabile diocesano della pastorale giovanile